Andrea Lamonica, novatese di trent’anni, venerdì scorso è tornato nella sua Novate dopo quasi due mesi di “avventura” per compiere un’impresa che spera, un d o m a n i , d i raccontare anche in un libro: lui che è amante delle moto e con la sua moto ha girato mezza Europa, ha deciso di lasciarla in garage, inforcare una bicicletta e pedalare per quasi tremila chilometri da Novate fino ad Atene, attraversando territori non certo facili, quali la Bosnia, il Montenegro e l’Albania.

Un viaggio estremo, fatto in solitaria, con poco allenamento, ma con tanta voglia di avventura, come lui stesso ci ha raccontato. Andrea, quanto è durato il viaggio? “Sono partito il 7 settembre, sono tornato a Novate il 28 ottobre”.
Ha preso ferie dal lavoro per questa avventura?
“No, mi sono licenziato a maggio, perché voglio realizzare il sogno di vivere viaggiando”.
Come è nata l’idea di questo viaggio?
“Da tempo dirigo il portale mappalibro. it in cui con alcuni amici facciamo recensioni di libri di viaggi avventurosi scritti da altri , il tutto a scopo benefico. Quest’anno ho deciso di vivere io stesso un’avventura e vedremo se sarò poi in grado di scrivere un libro”. Ci racconti qualcosa di questa avventura.
Che percorso ha seguito?
“La mia intenzione era provare a seguire il progetto ‘Eurovelo’, ossia linee teoriche di percorsi ciclabili, che però, quando sono stato sul posto, mi sono reso conto che sono molto teoriche. Ce n’è una che parte dal Portogallo e arriva ad Atene. Io ho seguito la ciclovia del Po per poi incrociare a Trieste la Eurovelo, ma quando sono arrivato in Croazia mi sono reso conto che quella ciclabile è teorica perché in alcuni punti si interrompe e finisce. Così dalla Croazia ho cominciato a seguire un’altra traccia, il percorso fatto dai ragazzi di lifeintravel.it alcuni anni prima. Ho seguito così il loro percorso”.
Che Paesi ha attraversato?
“Italia, Slovenia, Croazia, Bosnia, Montenegro, Albania e dall’Albania sono arrivato in Grecia dove mi sono concesso un fuori-rotta”.
Ossia?
“Ho incontrato delle ragazze lungo la strada e mi hanno suggerito di andare a visitare l’isola di Cefalonia: è stata un’esperienza meravigliosa. Poi ho ripreso il mio percorso e proseguito verso Atene”.
Ha avuto problemi in questo lungo viaggio?
“Sì, ho avuto molti problemi, uno in particolare in Albania e in Grecia dove più volte mi sono imbattuto in branchi di cani randagi che mi inseguivano”.
Come li ha gestiti, pedalando al massimo?
“No, la scelta migliore è sempre stata scendere dalla bici e fissarli negli occhi. Non mi hanno mai aggredito. Un altro problema è stato capire i nomi delle località. Io usavo il Gps, ma scrivevo le località coi nomi italianizzati, soprattutto in Croazia, e più di una volta il Gps non è stato in grado di guidarmi”.
Che condizioni meteo ha trovato?
“In settembre ho preso vento, bora, pioggia… Un disastro. Questo maltempo l’ho trovato fino a Tirana in Albania. Lì ho lasciato la bici, ho preso la nave, sono tornato in Italia e ho fatto il cambio di attrezzature, poi ho preso l’aereo, sono tornato a Tirana, ho ripreso la bici e sono ripartito”.
Quale è stato il momento più duro?
“Quando sono entrato in Albania: mi sono reso conto di essere in un altro mondo rispetto al nostro; animali magrissimi, immondizia che bruciava ai lati della strada e gli sguardi della gente che mi osservavano continuamente, anche se in realtà sono sempre stati tutti gentilissimi con me e quando ho avuto bisogno mi hanno sempre aiutato con tanta umanità”.
Qual è la cosa più bella che questo viaggio le ha insegnato?
“La bicicletta. Sì, io ho sempre girato moltissimo in moto, sono arrivato fino a Gibilterra, ma andare in bici è completamente diverso: la bici è stata una bellissima scuola, ti insegna a vedere cose che altrimenti non avresti mai visto”.
“Un ringraziamento al negozio “Bici e Biciclette” di Bollate, che mi ha aiutato a preparare la bicicletta, mi ha spiegato le manutenzioni e mi ha assistito da remoto durante il viaggio”.
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