«Siamo pronti ad accogliere alcune famiglie di profughi dall’Afghanistan». Lo ha annunciato il sindaco di Saronno, Augusto Airoldi che ieri ha scritto al vice prefetto di Varese, Fabio De Fanti, comunicando la disponibilità della città degli amaretti ad individuare spazi idonei per accogliere un numero, sebbene limitato, di famiglie in fuga dal paese piombato nel caos dopo la presa del potere dei talebani, il 15 agosto scorso. Da allora, tra disordini crescenti, gli Stati Uniti insieme ad altri paesi occidentali, tra cui l’Italia, hanno avviato un ponte aereo umanitario dall’aeroporto di Kabul per evacuare connazionali e collaboratori locali in pericolo di vita. Ancora ieri all’aeroporto di Fiumicino di Roma sono atterrati 200 rifugiati poi trasferiti nel centro militare di Roccaraso, in Abruzzo, per osservare il periodo di quarantena obbligatoria. Nel frattempo, Governo e Anci – l’Associazione nazionale dei comuni italiani – sono al lavoro per organizzare i ricollocamenti dei profughi sul territorio.
«I sindaci italiani sono pronti a fare la loro parte nell’accogliere le famiglie afghane. – le parole del sindaco di Prato Matteo Biffoni, delegato Anci per l’immigrazione – Non c’è tempo da perdere, sappiamo bene come i civili che hanno collaborato con le nostre missioni in Afghanistan oggi siano in forte pericolo, soprattutto donne e minori. Il Governo si sta muovendo per salvare vite umane, attraverso l’azione delle prefetture sul territorio e i sindaci mettono a disposizione la propria esperienza, per questo abbiamo scritto al ministro dell’Interno Lamorgese e abbiamo avvisato il ministero della Difesa”.
Da Saronno a Varese, sì dei comuni all’accoglienza dei profughi afghani
Il via libera dell’amministrazione di Saronno ad accogliere i profughi afghani è in linea con quanto deciso da altri comuni della provincia, incluso il capoluogo Varese. «Della crisi Afghana ci interessa, in questo momento, il dramma umanitario – commenta il sindaco Airoldi – Non perché vogliamo evitare domande su quanto accaduto in quel martoriato Paese negli ultimi vent’anni o sulle responsabilità che, in quanto occidentali, portiamo. Piuttosto perché le sconvolgenti immagini rilanciate dai circuiti internazionali, che raccontano, probabilmente, solo uno scampolo di quello che sta realmente accadendo, interpellano direttamente il nostro essere donne e uomini che vivono in un Paese conquistato alla democrazia e al rispetto dei diritti fondamentali da chi ha pagato con la vita per noi». Resta ancora da stabilire la capienza totale degli spazi per l’accoglienza e i tempi effettivi di realizzazione.
Claudio Agrelli
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