di Stefano Di Maria
Ci è voluto un decennio ma la serie BORGEN è tornata. Acquisito da Netflix dopo tre stagioni apprezzate in tutto il pianeta grazie alla distribuzione del colosso dello streaming, lo show sul mondo politico danese propone in questi giorni il suo quarto capitolo, sottotitolato POTERE E GLORIA. Potrebbe essere visto in modo a sé stante rispetto ai primi tre, ma il nostro consiglio, magari approfittando della pausa natalizia, è di recuperare le prime stagioni, di altissimo livello, per poi passare all’ultima, che affronta alcune delle tematiche politiche più importanti del presente scandinavo: la rilevanza del Regno Danese nella realtà moderna, la lotta delle superpotenze per il controllo dell’Artico e in ultimo, ma non per importanza, la crisi climatica. La trama principale si concentra sulla lotta per il potere e sulle conseguenze di quest’ultimo su ognuno, sia a livello professionale sia personale.

BORGEN POTERE E GLORIA – LA TRAMA
Birgitte Nyborg (è stata appena nominata ministra degli esteri e una compagnia petrolifera scopre improvvisamente l’oro nero in Groenlandia. Questo evento segna l’inizio di una lotta internazionale per il potere nell’Artico, un conflitto in cui l’esperienza politica di Nyborg la aiuterà ad accettare il fatto che nonostante faccia da “sorella maggiore” alla Groenlandia, nell’ambito delle superpotenze internazionali la Danimarca è una presenza minore e a volte turbolenta.

La stagione segue anche il percorso di Katrine Fønsmark. Dopo essere stata a capo dell’ufficio stampa di Birgitte per un breve periodo, Fønsmark torna a lavorare nel mondo del giornalismo, dove ottiene un posto come direttrice dei notiziari per un’importante stazione televisiva nazionale. Anche lei, come la ministra, dovrà venire a patti col potere e col venir meno dell’indipendenza giornalistica nella quale ha creduto per una vita.

BORGEN POTERE E GLORIA – LA RECENSIONE
Se vi sentite orfani di HOUSE OF CARDS questa è la serie per voi. Certo la Danimarca non è l’America, ma le dinamiche della politica sono le stesse, costellate di giochi di potere, ricatti e persino omicidi. In questa quarta stagione l’evoluzione della protagonista, la Birgitte interpretata da una sempre magnifica Sidse Babett Knudsen, è palese già nei primi episodi: è disposta a tutto, anche ad andare contro i suoi valori, pur di non perdere la poltrona da ministra che rappresenta tutta la sua vita (dopo il divorzio e una vita familiare in frantumi proprio a causa della politica). Anche Katrine Fønsmark, impersonata dall’altrettanto brava Birgitte Hjort Sørensen, deve guardare da un’altra prospettiva la sua attività di giornalista, mettendo in discussione tutto ciò in cui ha creduto. Due interpreti che sono le punte di diamante di una serie comunque corale, una girandola di imprenditori, segretari e dipendenti ministeriali che non sempre riescono a rispettare la buona regola di tenere separato lavoro e vita privata, rischiando di rovinare tutto.

Le vicende politiche sono ben ritmate, sostenute da colonne sonore perfette. Da applausi la fotografia, che cristallizza i paesaggi suggestivi della Groenlandia, fra i ghiacciai dell’Artico che rischiano di sciogliersi per i cambiamenti climatici.
BORGEN POTERE E GLORIA è il degno seguito del BORGEN di dieci anni fa, una perla nel mare magnum delle serie di Netflix. Aspettiamo la nuova stagione.
Voto: 4 su 5
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