di Stefano Di Maria
E’ approdata su Netflix una nuova serie made in Turchia: ENCICLOPEDIA DI ISTANBUL. Stavolta non è una produzione ammantata dalla solita patina da soap opera e melodrammi turchi di cui sono sature le piattaforme e la tv generalista. A dispetto del titolo (per nulla acchiappa streaming), questo nuovo show si propone come un’opera riflessiva e intimista, distinguendosi per i temi trattati e le scelte stilistiche della messa in scena.

ENCICLOPEDIA DI ISTANBUL – La trama
Enciclopedia di Istanbul segue due donne, Zehra e Nesrin, appartenenti a generazioni e contesti culturali diversi, i cui desideri, segreti e menzogne si dipanano in modo profondamente distinto. Zehra si trasferisce a Istanbul per studiare all’università: è alla ricerca di un alloggio, di una nuova vita e di una propria identità. Nesrin, al contrario, ha rinunciato al senso di appartenenza e cerca di liberarsi quasi da ogni legame, in particolare da quello che la unisce alla città di Istanbul.

ENCICLOPEDIA DI ISTANBUL – La recensione
Fin dalle prime sequenze appare chiaro che protagonista della serie, in otto episodi da 40 minuti circa, è Istanbul in tutta la sua bellezza e il suo fascino, immortalata da una fotografia che catapulta lo spettatore nelle atmosfere di una città divisa fra presente e passato. Proprio come le due donne al centro della storia. Zehra vuole vivere il qui e ora ed è proiettata verso il futuro con l’entusiasmo che solo una ragazza della sua età può avere. Desiderosa di lasciarsi alle spalle il paesino di provincia da cui proviene, è combattuta fra il senso del dovere inculcatole dalla madre e il vivere liberamente all’occidentale: per questo prega e indossa l’hijab di nascosto dai compagni di università, ma alla fine dovrà fare una scelta.

Nesrin, al contrario, è una donna matura, un cardiochirurgo che vuole lasciare Istanbul perché le sta stretta: “Qui mi sento soffocare”, dice a tutti, ma è inconsapevole delle ragioni che la spingono continuamente a fuggire alla ricerca di una felicità che sembra non trovare mai. Le rispettive interpreti, Helin Kandemir e Canan Erguder, sono estremamente convincenti, perfette nell’esprimere i dilemmi interiori e le contraddizioni di due generazioni che sembrano distanti ma in realtà – come scopriranno nell’epilogo – hanno molto più da condividere di quanto pensassero. La loro amicizia è un ponte fra la modernità e la tradizione, fra il presente e il passato, costruito su un tappeto di emozioni che scaturiscono dalla quotidianità del vivere, da progetti e speranze. In tale contesto non c’è bisogno di colpi di scena: per raccontare la storia di queste due donne e di coloro che gravitano nei loro microcosmi bastano anche solo i silenzi, i dialoghi, le sfuriate, le follie, le separazioni, le gioie e le delusioni.

La regia di Selman Necar è misurata quanto dinamica, predilige i primi piani ma evita il melodramma, regalando agli abbonati di Netflix una serie turca che si distingue come in passato hanno fatto poche altre. A proposito, trovate qui la nostra recensione di FATMA se non l’avete ancora vista https://www.ilnotiziario.net/wp/serietv/fatma-recensione-turchia-vendetta-femminile/
IL NOSTRO VOTO:
3,5/5
Trovate qui tutte le nostre recensioni
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