di Stefano Di Maria
Proprio nel giorno di San Valentino Netflix ha rilasciato FEDELTÀ, una serie che parla sì d’amore ma soprattutto di tradimenti e desideri, di bugie e silenzi: tutto quello che offusca la classica immagine della coppia eternamente innamorata, costretta col tempo a confrontarsi con una realtà lontana dal romanticismo richiamato dalla festa tutta cuoricini rossi e Baci Perugina.
Una scelta coraggiosa, ma dettata dalla sicurezza di lanciare una nuova produzione originale italiana di quelle che lasciano il segno: i sei episodi, ben confezionati, sono liberamente tratti dall’omonimo romanzo di Marco Missiroli, edito da Einaudi, finalista al 73° Premio Strega e vincitore del Premio Strega Giovani. E’ la storia di una coppia all’apparenza normale, minata dalla gelosia, dall’ossessione e dall’insicurezza che si insinuano all’interno del matrimonio quando s’instilla il dubbio del tradimento.
LA TRAMA
Ambientato tra Milano e Rimini, FEDELTÀ è un’esplorazione del desiderio e del tradimento, e delle loro conseguenze, attraverso la storia di due coniugi.
Carlo, professore part-time di scrittura creativa, e Margherita, architetto divenuto agente immobiliare, sono innamorati, ma capita che i loro desideri si allontanino dai confini della loro camera da letto. Carlo brama la quieta bellezza di una delle sue studentesse, Sofia; Margherita fantastica sul suo fisioterapista Andrea. Il sogno di un nuovo appartamento nel cuore di Milano potrebbe essere proprio ciò di cui Carlo e Margherita hanno bisogno per rafforzare la loro relazione, che diventa simbolo ed espressione della fedeltà, non solo di coppia, ma anche verso se stessi.
LA RECENSIONE
La scrittura di Alessandro Fabbri, Elisa Amoruso e Laura Colella rende realistica una storia di coppia nella quale chiunque potrebbe identificarsi: quando nella relazione il seme del dubbio comincia a germogliare, quando i desideri di altri partner non sono più immaginari ma diventano reali, allora le cose si fanno pericolose e può accadere di tutto. Così la regia di Andrea Molaioli e Stefano Cipani è attenta alle espressioni dei volti, agli sguardi, ai mezzi silenzi, al tic nervoso di un piede che nasconde ciò che i protagonisti vorrebbero celare anche a se stessi. A fare da sfondo è la Milano bene, fra palazzi antichi, gallerie d’arte e locali del centro, con scorci del Duomo, delle Colonne di San Lorenzo e del nuovo quartiere avveniristico di City Life.
I protagonisti Michele Riondino e Lucrezia Guidone reggono sulle loro spalle tutti e sei gli episodi, lasciando di contorno gli altri personaggi. Le loro interpretazioni di Carlo e Margherita sono efficaci e credibili nel rappresentare il tormento che spesso c’è nelle coppie: andare avanti così solo per quieto vivere oppure avere il coraggio di scegliere altre strade? San Valentino, perché no, potrebbe essere l’occasione per rispondersi.
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