di Stefano Di Maria
Il PRINCIPIO DEL PIACERE è una nuova serie Amazon Prime che ci trasporta nell’Europa dell’est, dall’Ucraina alla Polonia, alla Repubblica Ceca. Location inedite per una serie televisiva, ma non deve stupire più che tanto: oramai anche il mercato seriale di questa parte d’Europa sta cominciando a farsi conoscere, dimostrando di essere capace di produzioni dal respiro internazionale. Lo dimostra questo show di dieci episodi di circa un’ora, che a dispetto del titolo italiano (come non pensare alle solite storie commerciali di sesso e poco altro?) può fare pienamente concorrenza alle serie americane e, ancor di più, a quelle dell’Europa occidentale.
Tutto ha inizio a Odessa, dove viene ritrovato su una barca alla deriva il corpo di una donna con un braccio mutilato; negli stessi istanti a Varsavia, nel portabagagli di una macchina, viene rivenuto un braccio e poi il cadavere di un’altra donna; un altro arto femminile spunta in una borsa di uno spettacolo teatrale a Varsavia. Che cosa lega i tre casi? A scoprirlo saranno le squadre di polizia che se ne occupano, che a un certo punto capiscono che sono tutti omicidi collegati. Riusciranno così a scoperchiare un mondo di prostituzione, perversioni, droga e corruzione che arriva ai piani alti della politica.
Se c’è un difetto in questa serie è la trama complicata: troppi i fatti narrati e troppe le situazioni, al punto che si rischia di perdere il filo. Di certo non aiuta la pronuncia dei nomi dell’est dei tanti personaggi, a cui l’orecchio occidentale non è abituato, col rischio di non capire di chi si stia parlando e di fare confusione. Non è quindi una serie da vedere tanto per riempire una serata, fra messaggi al telefono e qualche distrazione in famiglia: IL PRINCIPIO DEL PIACERE richiede attenzione. In ogni caso, non sarà difficile grazie a una scrittura che mette in luce le tante sfaccettature psicologiche con cui vengono rappresentati i tre detective protagonisti, ai quali è facile affezionarsi. Tanto che, dopo dieci ore di visione, è difficile staccarsene e di sicuro non si dimenticheranno facilmente.
Merito dei bravissimi interpreti: Sergey Strelnikov è Serhij Franko, un investigatore segnato dall’omicidio della madre uccisa da un serial killer; Malgorzata Buczkowska è Maria Sokołowska, una poliziotta il cui carattere spigoloso le impedisce di avere relazioni; Karel Roden è Viktor Seifert, che prossimo alla pensione non vuol lasciare la polizia fino a quando non risolverà il caso. Tutti diversi fra loro, sono accomunati da un grande senso del dovere e della giustizia, non temono il pericolo e hanno uno spirito di gruppo che li porta a collaborare senza rivalità. Fino all’impensabile epilogo di una storia che lascerà col fiato sospeso.
Nella serie spiccano una regia e un montaggio che riescono sempre a tenere alta l’attenzione, costruendo una storia ben strutturata, con personaggi e vicende credibili, mai sopra le righe (salvo qualche rara eccezione e sbavatura).
A fare da sfondo è una fotografia che cristallizza le città dell’est europeo con colori spenti, slavati, e cieli grigi, soffermandosi (soprattutto in Ucraina) su edifici e atmosfere di un post comunismo che in quelle città sembra difficile scrollarsi di dosso. Ma dove la gente ha un perenne desiderio di riscatto.
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