di Stefano Di Maria
E’ approdata su Netflix INFAMIA, la prima serie interamente ambientata nel mondo dei rom. Una scelta coraggiosa, perfettamente in linea con la politica della piattaforma a stelle e strisce di far conoscere culture e realtà diverse. Lo aveva fatto con gli ebrei ortodossi di UNORTHODOX e oggi ci riprova con questa miniserie che non raggiunge gli stessi standard qualitativi ma centra il bersaglio di sconfiggere gli stereotipi facendo conoscere pregi e difetti delle famiglie rom.
INFAMIA – La trama
Dopo avere vissuto per anni nel Regno Unito, l’adolescente rom Gita torna con la famiglia nella nativa Polonia. Qui la ragazza cerca di ritrovare se stessa e scopre le proprie passioni, cercando allo stesso tempo di vivere la vita di una normale diciassettenne. Ma quando s’innamora, dovrà trovare un equilibrio tra il mondo moderno degli adolescenti e le regole tradizionali della famiglia: i genitori, per saldare un debito di gioco del padre, l’hanno promessa in sposa a un ragazzo che nemmeno conosce.
INFAMIA – La recensione. La rivoluzione in famiglia
La miniserie Netflix in otto episodi, di produzione polacca, si regge soprattutto sul personaggio di Gita, interpretata magnificamente da Zofia Jastrzebska, alla quale riesce bene vestire i panni di una ragazza rivoluzionaria in una famiglia patriarcale, pronta a sfidare il sistema per vivere la sua vita e il suo sogno: diventare una cantante rap.
La fotografia mette in risalto i colori sgargianti di costumi e ambienti rom; le musiche (con brani rap sottotitolati, che si rifanno alle esperienze di Gita), onnipresenti, sono la perfetta colonna sonora delle vicende raccontate; la scrittura di Anna Maliszewska, Dana Łukasińska e Julita Olszewska pecca di approfondimento psicologico su gran parte dei personaggi secondari, ma non su quello della protagonista, la cui indole e i cui sentimenti sono ben tratteggiati fin dalla prima scena, in cui si vede tagliarsi da sola i capelli come gesto di ribellione verso la famiglia.
Nel complesso INFAMIA è una serie young-adult ben recitata, dalla buona messa in scena, che appassiona e intrattiene senza particolari pretese, chiudendo perfettamente il cerchio alla fine dell’ultimo episodio: senza lasciare nell’incertezza o con l’amaro in bocca. Ponendo l’accento, per altro, su come anche le imposizioni della famiglia, retaggio di culture arcaiche, siano una forma di violenza contro le donne.
GIUDIZIO: 3/5
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