di Stefano Di Maria
Ultimata la visione della terza parte de L’AMICA GENIALE, sottotitolata STORIA DI CHI FUGGE E DI CHI RESTA, se ne sente già la mancanza: bisognerà attendere ancora un paio d’anni, forse meno, per l’ultimo capitolo, quello finale, tratto dal quarto libro della tetralogia di Elena Ferrante. Ancora una volta, accarezzati dalla voce narrante fuori campo di Alba Rohrwacher, seguiamo questa nuova fase dell’amicizia di Lila e Lenù, sempre coinvolgente, emozionante, immersa in un’epoca storica che tratta temi ancora attuali. Otto episodi che, malgrado la loro lentezza, si divorano tutti, confermando L’AMICA GENIALE come una capolavoro della serialità italiana.
LA TRAMA
Al centro di questa terza stagione c’è il matrimonio con Pietro, dopo la pubblicazione del primo libro di Elena, la quale ha scelto un intellettuale di sinistra, decisamente un buon partito anche per la sua famiglia (che la sostiene anche se si sposano in municipio). Ma il cuore di Lenù batte sempre per Nino Sarratore, il cui incontro suscita un desiderio incontrollabile in lei, a cui va stretta la vita familiare.
A Napoli, intanto, Lila lavora in un salumificio che le succhia il fisico e l’anima, dove lo sfruttamento è all’ordine del giorno ed è vissuto con grande rabbia in un periodo di forti contestazioni. Sono gli anni di piombo, con le uccisioni e gli attentati all’ordine del giorno. Gli anni del femminismo, delle lotte sindacali, delle botte da orbi tra fascisti e comunisti. Un periodo che non fa semplicemente da sfondo alle vicende personali dei protagonisti ma è comprimario, immergendo lo spettatore in un pezzo di storia d’Italia i cui temi sono ancora oggi di grande contemporaneità. Da allora ai giorni nostri poco o nulla sembra cambiato in quanto a pregiudizi sui grandi temi sociali, rancori e dissapori tra diverse fazioni politiche.
LA RECENSIONE
Ancora una volta L’AMICA GENIALE ci regala una serie che è difficile dimenticare, a cui resti legato anche dopo la visione. E’ il merito di uno sforzo produttivo eccellente, con la regia di Daniele Luchetti attenta a ogni dettaglio espressivo, catturato coi primi piani degli sguardi spesso melanconici di Elena e di quelli orgogliosi e di sfida di Lila. In loro, ancora più forte che nelle altre stagioni, c’è il desiderio di riscatto da una realtà fatta di povertà e violenza: si legge nei loro occhi, nelle loro mezze parole, nella grande amicizia che le lega da quando, bambine, trovarono ispirazione dal romanzo “Piccole Donne”. Sempre azzeccata la scelta dei dialoghi in napoletano sottotitolati, come quella delle colonne sonore, che ben rendono le atmosfere raccontate nel libro della Ferrante.
Ma L’AMICA GENIALE – STORIA DI CHI FUGGE E DI CHI RESTA non è solo la storia di un’amicizia, bensì il ritratto di un’epoca che sembra lontana anni luce dalla nostra ma in realtà è ancora vicina: quella dei quartieri di Napoli dove c’era poco lavoro e poco da mangiare, dove a dominare erano famiglie ricche che usavano la sopraffazione, dove le ragazze non vedevano il mare a pochi chilometri perché non potevano uscire dal rione. Una società nella quale studiare era un lusso: Elena si è riscattata ma non è mai soddisfatta abbastanza della sua vita e continua a cercare l’approvazione di Lila. Le due attrici protagoniste, Gaia Girace e Margherita Mazzucco, sono in grado di trasmettere una spontaneità, una genuinità che le rendono credibili in ogni loro parola, in ogni gesto. Applausi a loro e ad Anna Rita Vitolo, eccezionale nel ruolo di Immacolata, la mamma di Elena.
Prodotta anche da Hbo per il pubblico americano, la terza parte de L’AMICA GENIALE andata in onda su Raiuno è pubblicata su Rai Play.
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