di Stefano Di Maria
LA DONNA NELLA CASA DI FRONTE ALLA RAGAZZA DALLA FINESTRA: leggi il titolo e ti fermi a pensare, cercando di dargli un senso. Ti fai un’idea, ma non ne sei sicuro. Allora, se stai cercando qualche serie nuova, che abbia quel non so che in più delle altre, sei invogliato quanto meno a cominciarla. A chi non è capitato, dall’uscita di questo nuovo show seriale su Netflix? Il che è un punto a favore della nota piattaforma, che non c’è dubbio sia riuscita ad attirare l’attenzione del pubblico catapultando la serie nella Top Ten.
Di genere dark comedy e thriller, ma altamente grottesca per l’improbabilità delle vicende, la storia vede protagonista Anna, che dopo la morte della figlia Elizabeth vive sola. Dipendente dal vino e dalle pillole, con la fobia delle ombre e della pioggia, una sera assiste dalla finestra all’omicidio della fidanzata del nuovo vicino, venuto ad abitare di fronte alla sua casa con la figlia di nove anni. Quando denuncia il delitto, nessuno le crede e allora s’improvvisa detective per scoprire la verità. Un giallo non certo in piena regola, perché non saranno gli indizi a portare all’epilogo ma un ginepraio che si rivelerà appassionante e divertente, malgrado l’assurdità di certe situazioni.
Ma la forza di LA DONNA NELLA CASA DI FRONTE ALLA RAGAZZA DALLA FINESTRA, creata da Rachel Ramras, Hugh Davidson e Larry Dorf, sta proprio qui: nel giocare con le regole del thriller e del giallo prendendole in giro, ridicolizzandole. E’ una storia che sembra classica, rifacendosi per altro a importanti film come “La ragazza del treno”. Ma solo in apparenza, perché esce dagli schemi, rendendo perdonabili – nel contesto della sospensione dell’incredulità – dettagli che altrove non si potrebbero certo trascurare.
Kristen Bell è perfetta nel ruolo di Anna, calata in modo così credibile nella parte che ci si affeziona subito a lei, travolti dal suo mal di vivere, dalla sua passione per la pittura e dal forte desiderio di un nuovo amore. Possibile che il delitto cui ha assistito sia solo frutto di un’allucinazione?
Concludiamo la nostra recensione dando un consiglio a chi potrebbe restare troppo spiazzato dalla storia, aspettandosi magari tutt’altro: vale davvero la pena seguire tutti gli otto episodi, per altro brevi (25 minuti circa), perché la soluzione del mistero lascia disorientati, a bocca aperta. E con lo spiraglio di una seconda stagione.
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