di Stefano Di Maria
Una madre gioca coi suoi figli. Improvvisamente sentono un rumore metallico. E’ la chiave inserita nella serratura della porta superblindata di quell’appartamento asettico. E’ tornato il loro carnefice. Terrorizzati, tutti e tre si mettono in fila e mostrano le mani a turno: devono averle pulite, altrimenti la punizione sarà tremenda. Inizia così, con questa scena inquietante, la nuova serie LA MIA PREDILETTA, rilasciata da Netflix il 7 settembre e subito finita fra i primi posti della top ten. Si tratta di un’ottima produzione mistery thriller tedesca, a dimostrazione – se ancora ce ne fosse bisogno – che in Germania sanno muoversi molto bene in questo territorio seriale.
LA MIA PREDILETTA – La trama
Lena vive completamente isolata in una casa altamente protetta con i due figli Hannah e Jonathan. Mangiano, vanno al bagno e a dormire a orari precisi. Fanno tutto quello che vuole l’uomo che le tiene segregate, ma poi la donna riesce a scappare e dopo, un incidente d’auto quasi letale, viene ricoverata in ospedale con Hannah.
La miniserie Netflix inizia dove i thriller tradizionali finiscono: con un atto di redenzione. Ma la vera natura di questo incubo emerge solo con l’arrivo dei genitori di Lena in ospedale la sera stessa. Insieme hanno disperatamente cercato la figlia scomparsa per quasi tredici anni…
LA MIA PREDILETTA – La recensione – Un thriller che racconta storie vere, carico di tensione e mistero
La miniserie in sei parti, tratta dall’omonimo romanzo di Romy Hausman, è frutto di fantasia ma in realtà racconta casi di cronaca veri e, purtroppo, più diffusi di quanto si creda: donne segregate in prigioni domestiche per anni, vittime di psicopatici e soggiogate al punto da non potersi staccare dalla dipendenza psicologica dal loro carnefice nemmeno quando sono state liberate.
Il clima che si respira fin dalle prime sequenze è claustrofobico, inquietante, sostenuto da un montaggio che tiene alti la tensione e il mistero. Sono tante le domande che si pone lo spettatore, spinto ad andare avanti con la visione per trovare tutte le risposte. Ma la vicenda di Lena e dei due bambini (tutti interpretati magnificamente) si rivela più complicata di quel che sembra: come in un puzzle, ogni tassello comincerà a essere messo al suo posto solo nel quinto episodio.
LA MIA PREDILETTA è uno di quegli show che ti restano dentro, che difficilmente può finire nel dimenticatoio seriale. Per quanto il suo format sia thriller, solo in apparenza è puro intrattenimento: in realtà invita a pensare ai tanti femminicidi cui assistiamo con una frequenza sconcertante, alle violenze domestiche su donne e bambini, ai disturbi che spingono ai maltrattamenti, alla segregazione e all’omicidio uomini che vedono la donna come un oggetto da possedere. Ma anche all’importante ruolo che le forze dell’ordine rivestono nella prevenzione e nel salvataggio di donne traumatizzate per la vita.
GIUDIZIO: 4/5
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