di Stefano Di Maria
Abbiamo recuperato la serie LA SPOSA, disponibile coi suoi tre episodi di circa due ore su Raiplay. Una fiction da tv generalista con pregi e difetti, a cui vale la pena dare una chance perché ci trascina in un’epoca dell’Italia ricordata dai più anziani e sconosciuta alle nuove generazioni: quella delle migrazioni dal sud al nord Italia, dei matrimoni per procura (celebrati senza la presenza degli sposi, rappresentati dai familiari), del duro lavoro nei campi agricoli prima della rivoluzione industriale. Una fase storica in cui la donna era considerata solo come lavoratrice perché capace di procreare figli (futuri lavoratori).
LA SPOSA – La trama
Italia, fine degli anni Sessanta. Maria è una giovane donna calabrese che, per salvare la famiglia dall’indigenza, decide di accettare la proposta di un matrimonio “per procura” con Italo, nipote del rude agricoltore vicentino Vittorio Bassi. Giunta al Nord, Maria si trova a fare i conti con una realtà completamente ostile e, soprattutto, al rifiuto del marito, ancora distrutto per la perdita della sua prima moglie. Ma Maria è una donna forte e resiliente e non si lascia scoraggiare.
LA SPOSA – La recensione
Quella messa in scena dal regista Giacomo Campiotti è una storia di coraggio e resilienza tutta al femminile. La protagonista Serena Rossi mostra tutto il suo talento di attrice, perfettamente a suo agio nei panni di Maria, una donna disposta a tutto, come tante donne dell’epoca, pur di sostenere e mantenere la famiglia: per certi versi rassegnate ai maltrattamenti, ma anche forti e coraggiose, a un certo punto pronte a rialzare la testa per pretendere dignità da uomini violenti e brutali che le trattavano come bestie da soma. Altrettanto efficaci Giorgio Marchesi, nei panni di Italo, e Maurizio Donadoni, credibilissimo nel ruolo del burbero Vittorio.
La storia, che comincia in un paesino della Calabria assolata per approdare nelle nebbie del Vicentino, è appassionante ma punteggiata da una recitazione degli attori secondari a tratti teatrale, come spesso ahimè accade nelle serie italiane, e caratterizzata da una scrittura che non soddisferà gli spettatori più esigenti: troppi i momenti tragici, che sfiorano la telenovela, e il finale affrettato chiude con un “vissero felici e contenti” forse scontato per il pubblico cui si rivolge la fiction ma non realistico considerando tutte le vicissitudini attraversate dalla protagonista (senza contare un processo frettoloso e poco credibile).
LA SPOSA, comunque, pone riflessioni non di poco conto sul divario fra nord e sud, tuttora al centro del dibattito politico, sul razzismo nei confronti dei “terroni”, (anche questo, purtroppo, ancora diffuso), sulla condizione della donna prima delle lotte femministe (qui anticipate dai personaggi di Maria Saggese e dell’amica Carla) e sui diritti per cui non hanno mai smesso di lottare i lavoratori sfruttati. Temi, alcuni dei quali ancora attuali, che ci fanno conoscere un’Italia di cui abbiamo solo sentito parlare i nonni, forse i genitori più anziani. Ma molto più vicina e reale di quanto non pensiamo.
GIUDIZIO: 3 su 5
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