di Stefano Di Maria
Le produzioni Rai si stanno concentrando sulla storia d’Italia: dopo LA LUNGA NOTTE – LA CADUTA DEL DUCE, ecco fresco di programmazione tv e di rilascio su Raiplay MAMELI – IL RAGAZZO CHE SOGNO’ L’ITALIA, che racconta i moti risorgimentali che portarono all’Unità d’Italia passando per la storia di Goffredo Mameli.
Tra amori e ideali, la miniserie in quattro episodi di circa un’ora narra gli ultimi due anni di vita del giovane studente genovese, autore del canto che sarebbe diventato l’Inno nazionale della Repubblica Italiana.
MAMELI – IL RAGAZZO CHE SOGNO’ L’ITALIA – La riscoperta in chiave moderna di una storia poco nota
Quello interpretato da Riccardo De Rinaldis Santorelli (già visto in DOC e molte altre fiction), così come gli altri personaggi, è un Goffredo Mameli più moderno che storico: non è dato sapere se sia un effetto voluto o meno, ma è come se parlasse ai giovani di oggi. Al di là dei costumi e del linguaggio ottocentesco, infatti, la fiction è avvolta da una patina di modernità che stona con gli eventi e avvenimenti narrati: una scelta mirata a rendere la storia di Mameli più appetibile al pubblico giovane e non solo? Se questo era l’obiettivo è stato raggiunto considerati lo share televisivo (circa il 20%) e i numeri delle visualizzazioni su Raiplay. Sì, perché MAMELI – IL RAGAZZO CHE SOGNO’ L’ITALIA, al netto delle sue imperfezioni, non è passato inosservato.
I registi Luca Lucini e Ago Panini, facendo propria una scrittura appassionata, che a tratti sfiora il melò, puntano sulle storie d’amore vissute dal poeta quanto sulla sua adesione al Risorgimento, rendendo contemporaneo un ragazzo pronto a morire pur di liberare l’Italia dalle dominazioni straniere. Sembra voluta proprio per avvicinarlo alla contemporaneità la scena in cui Goffredo firma autografi alle sue fan come un moderno cantante uscito da un talent show.
MAMELI – IL RAGAZZO CHE SOGNO’ L’ITALIA – Il messaggio contemporaneo: combattere per i propri ideali
Riccardo De Rinaldis Santorelli mette in gioco tutto se stesso nel ruolo del protagonista, risultando convincente quanto il bravo Neri Marcoré nel ruolo del padre e l’ottimo Amedeo Gullà nel ruolo di Nino Bixio. Ma non sono da meno le attrici nei panni di donne coraggiose e volitive, pronte a combattere quanto gli uomini per la loro causa.
Cast a parte, il lavoro dietro la ricostruzione storica c’è e si vede, sia nelle ambientazioni e nei costumi che nei dettagli di una storia poco conosciuta quanto interessante. Una storia che, come dicevamo, sembra voler parlare ai giovani di oggi, trasmettendo il messaggio di quanto sia importante combattere per i propri ideali, senza subire passivamente ciò che viene deciso dall’alto.
GIUDIZIO: 3 su 5
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