di Stefano Di Maria
Al quarto posto nella top ten di Netflix c’è in questi giorni SKY ROJO, uscita dalla vulcanica mente di Alex Pina, l’autore de LA CASA DE PAPEL e del recente WHITE LINES. Una serie a tratti splatter, alla “Pulp Fiction”, che obbligando alla sospensione dell’incredulità – in un ritmo serrato – non dà tregua dal primo all’ottavo episodio.
Al centro della vicenda ci sono tre prostitute di un bordello di Tenerife, Coral, Wendy e Gina, in fuga dal capo Romeo. Il loro viaggio in macchina, costellato da pericolose avventure, ricorda quello della pellicola “Thelma e Luoise”: ma qui le donne in cerca di riscatto non scappano dalla polizia (del tutto inesistente), bensì dagli scagnozzi di Romeo, i fratelli Moisés e Christian, perennemente sulle loro tracce. Fra morti veri o presunti, sparatorie, feriti e pericoli di ogni genere (non poteva mancare il veterinario che cura un ferito), le tre amiche e ormai ex “colleghe” si ritroveranno a vivere la libertà tanto a lungo sognata. Ma a quale prezzo non lo sapremo nemmeno alla fine dell’ottavo episodio, perché si conclude con un cliffhanger che spalanca la porta alla seconda stagione.
Infarcito di volgarità (che potrebbero far storcere il naso a chi ama le serie classiche), sangue e tanta violenza, SKY ROJO sembra quasi non prendersi sul serio, facendo il verso alle storie che trattano gli stessi temi con toni meno ridondanti. Temi di spessore, che a dispetto delle atmosfere pulp emergono comunque: primo fra tutti il maschilismo e la donna trattata come merce sessuale. Le scene nel club di Romeo gridano forte e chiaro che dietro i volti sorridenti delle prostitute che ballano sui cubi, dietro gli sguardi vogliosi di quelle che intrattengono uomini nei salottini, si nascondono donne infelici, costrette a quella vita da un percorso di perdenti. Ce lo raccontano i flashback del passato delle protagoniste: seppure brevemente, parlano della povertà nelle favelas, di rapporti amorosi andati a rotoli e del bisogno di soldi per coronare i propri sogni. Pensare che dietro la fuga di Coral, Wendy e Gina ci sia un movente femminista, tuttavia, non è appropriato: semplicemente, sono donne che vogliono riscattarsi dallo sfruttamento e che sono pronte a tutto per riuscirci.
Ogni interprete è a suo agio nel ruolo: spiccano la Veronica Sànchez de IL MOLO ROSSO e Miguel Angel Silvestre, che ricordiamo nel bellissimo SENSE8 e in NARCOS. La fotografia, come in quasi tutte le serie spagnole, punta sui colori accesi, vividi, cui si affiancano una regia e una scrittura che riescono a tenere alta l’attenzione dello spettatore: la visione è un susseguirsi di colpi di scena, costringendo al binge watching grazie a un minutaggio di nemmeno mezz’ora. Vedremo se la seconda stagione riuscirà a mantenere le stesse qualità o, magari, a superarle.
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