di Stefano Di Maria
Si chiama SUBURBIA KILLER – EL INOCENTE la nuova produzione spagnola tratta da un romanzo di Harlan Coben, che ha firmato con Netflix un contratto milionario per realizzare serie e film tratti dai suoi successi letterari. Al centro della vicenda c’è Mateo Vidal, finito in carcere per avere ucciso per sbaglio un uomo. Una volta libero, incontra Olivia e la sposa, salvo poi scoprire che lo tradisce (almeno così crede) e che nasconde un oscuro passato. Non è la donna che credeva di avere sposato. La situazione si complica ulteriormente quando l’ispettrice Lorena Ortiz li accusa di essere gli autori dell’omicidio di una suora che conosceva Olivia.
Per certi versi SUBURBIA KILLER ricorda, per vicende e scene splatter, SKY ROYO: anche qui c’era il dramma della prostituzione nei club, con donne sottomesse agli uomini in cerca di rivalsa. Mentre lì era la spettacolarizzazione della fuga a tenere banco, con situazioni surreali, qui le conseguenze della fuga sono traslate nel tempo, quando torna un passato scomodo come accade in ogni opera di Coben.
Il primo difetto di questa miniserie è che si fatica a entrare in empatia coi suoi personaggi: difficile affezionarsi a qualcuno in particolare, anche allo stesso Mateo al centro della storia. Gli attori sono mediamente bravi, ma i fatti raccontati, il ritmo e i troppi personaggi da gestire in fase di scrittura non hanno permesso di approfondirli: gli otto episodi di circa un’ora sono così densi di eventi e colpi di scena che manca il tempo di soffermarsi sulla loro personalità, sulle sfaccettature psicologiche. Oltretutto la narrazione risulta decisamente complicata da seguire: parecchi i fili da dipanare, i flashback da incastrare col presente, le tessere di un puzzle difficile da comporre nella versione seriale di un libro così articolato e complesso. Il risultato è un prodotto godibile, che tiene col fiato sospeso e spinge al binge watching, ma senza lasciare molto a fine visione. Insomma, l’adattamento televisivo di Guillem Clua, Jordi Vallejo e Oriol Paulo (che è anche regista) riesce a metà.
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