di Stefano Di Maria
I pericoli dei social e dei mezzi d’informazione, il potere del controllo attraverso le tecnologie e l’assoluta mancanza di privacy dell’era moderna: sono i temi approfonditi dalla miniserie SUSPICION, rilasciata da Apple Tv+ a febbraio. Questioni rilevanti dell’epoca in cui viviamo, ormai entrate a gamba tesa in molte produzioni seriali e cinematografiche che fotografano la nostra realtà facendoci riflettere sui rischi cui ci sottoponiamo ogni giorno – inconsapevolmente – solo usando lo smartphone e venendo ripresi dai sistemi di videosorveglianza.
Suspicion – La trama
Tutto ha inizio col rapimento di Leo, il figlio di un’importante donna d’affari americana, sparito da un hotel di New York. Ben presto i sospetti ricadono su quattro cittadini britannici apparentemente normali, che erano nello stesso albergo la notte dell’accaduto. Ricercati dalla National Crime Agency e dall’Fbi, dovranno lottare contro il tempo per dimostrare di essere innocenti. Ma chi sta dicendo la verità? Qualcuno nasconde qualcosa o davvero tutti si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato? L’interrogativo pone un altro importante tema della serie: quanto conosciamo davvero chi ci sta accanto? La verità non è mai assoluta, celiamo sempre qualcosa agli altri, anche alle persone a noi più vicine.
Suspicion – La recensione
Ambientata fra Londra e New York, SUSPICION basa tutta la sua forza sul dubbio di chi è invischiato in cosa, facendo dubitare lo spettatore di ciascuno dei personaggi coinvolti nel mistero. Non mancano i colpi di scena e il ritmo, dopo il primo episodio introduttivo, si fa serrato quanto basta per incuriosire e attirare l’attenzione. Buone anche le prestazioni del cast, fra cui spicca una Uma Thurman in splendida forma: peccato che, a dispetto del lancio pubblicitario dello show, sia in realtà poco presente, ritagliandosi uno spazio tutto sommato marginale malgrado il suo personaggio (la magnate e madre di Leo) sia fondamentale per la storia.
Tratta dalla serie israeliana FALSE FLAG, SUSPICION rispecchia i classici canoni del thriller complottista, osiamo dire fin troppo, dando l’impressione di non portare alcunché di innovativo nel panorama del genere cui si rivolge. Malgrado gli autori ce l’abbiano messa tutta e lo sforzo produttivo si veda in ogni episodio, non è uno show che si lascia ricordare: non lascia il segno, anzi costringendo alla sospensione dell’incredulità rischia di perdere per strada qualche spettatore propenso alle vicende più realistiche. Al netto di questo difetto, si lascia comunque guardare e fa riflettere sui nostri tempi e su come dovremmo utilizzare la tecnologia in modo più consapevole.
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