di Stefano Di Maria
E’ una nuova miniserie da binge watching quella uscita qualche giorno su Netflix, TREASON – TRADIMENTO, che si annovera fra le spy story intrise di family drama. Niente di nuovo sotto il sole: è pieno di serie di questo genere e se lo show ambiva all’originalità non ci è riuscito.
TREASON – LA TRAMA
Addestrato e formato dall’MI6, Adam Lawrence sembra avere la strada segnata. Ma un bel giorno il passato bussa alla sua porta sotto le spoglie di Kara, una spia russa con la quale ha trascorsi complicati, obbligandolo a rimettere in discussione tutto e tutti. Tra Kara, Adam e la moglie Maddy si crea un triangolo: i tre cercano di rivelare i segreti l’uno dell’altra, mentre gestiscono relazioni politiche e diplomatiche e cercano di proteggere le loro vite personali e quelle dei loro cari.
TREASON – LA RECENSIONE
TREASON ha un ritmo serrato, sostenuto da una regia e da un montaggio scattanti, in cui l’azione e i colpi di scena non mancano (soprattutto quello verso il finale, del tutto imprevedibile, fra i punti certamente positivi della miniserie). Charlie Cox ce la mette tutta nei panni del protagonista Adam Lawrence, tuttavia per i difetti di scrittura non è convincente un vice capo dell’intelligence inglese così buono, addirittura aiutato dalle donne nei momenti più difficili in cui rischia la vita. Impossibile, per altro, non notare alcune disattenzioni che denotano scarsa cura dei dettagli: come quando dei personaggi tornano a casa dal centro città in piena notte e, appena arrivano, è già giorno.
TREASON si può comunque guardare (anche in una sera, essendo cinque puntate di 40 minuti) con la consapevolezza che finirà nel dimenticatoio, senza lasciare il segno o costituire un precedente da imitare.
Voto: 3 su 5
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