di Stefano Di Maria
Il paragone di YOUNG ROYALS, nuova produzione svedese del servizio di streaming Netflix, con THE CROWN ci pare inappropriato. Sono due show completamente diversi, anche se hanno come protagoniste le famiglie reali, ma seppure il primo non possa ambire allo stesso prestigio va annoverato fra le migliori uscite degli ultimi mesi. Tanto più non può essere liquidato, a torto, come di genere teen quando in realtà è young adult. Si tratta di una miniserie destinata non solo a un pubblico giovanile, anzi.
Diciamolo subito: la trama non riserva grandi sorprese, è lineare e sa di già visto. Protagonista è il principe svedese Wilhem, che in seguito a uno scandalo viene iscritto in un collegio, Hillerska, dove studia l’élite della Svezia. Improvvisamente destinato alla successione al trono, si ritroverà a non saper gestire la vita pubblica e quella privata: si innamora infatti di Simon, un compagno di scuola con cui nasce da subito una forte attrazione. I due riescono a nascondere la relazione fino a quando la situazione sfuggirà loro di mano…
I temi affrontati non sono pochi. C’è la differenza di classe con chi non ha avuto la fortuna di nascere ricco e si trova emarginato. C’è la dipendenza dalle droghe e dai farmaci. C’è l’omosessualità, che ancora oggi non è tollerata nemmeno negli ambienti elitari e continua a essere tabù nel mondo dei reali: ne consegue il senso del dovere che costringe a mettere da parte i propri desideri, in poche parole l’assenza di libertà. E c’è l’amicizia tradita, che a volte può fare più male dell’amore. Tutti argomenti che in sei soli episodi non possono essere granché sviscerati, ma che YOUNG ROYALS mette sul tavolo con dignità, probabilmente col proposito di svilupparli nella seconda stagione.
Al netto dei personaggi di contorno, che spesso non sono determinanti ai fini della trama e anzi appaiono quasi fuori contesto, le figure dei due protagonisti sono ben delineate grazie a una regia attenta ai dettagli, che spesso predilige i primi piani alle battute: uno sguardo, un’espressione del volto può dire molto più delle parole e in questo i due attori protagonisti sono convincenti. Un po’ meno Edvin Ryding, che interpreta il principe Wilhelm, di più Omar Rudberg, nei panni di Simon, che al suo esordio attoriale dimostra un grande talento. Se Netflix voleva creare un legame fra i due personaggi e il pubblico ci è riuscito: la loro storia è coinvolgente, appassiona; anche se non succede poi molto, spinge a proseguire la visione sino a un finale di stagione forse scontato ma compensato da com’è confezionato.
Certo un obiettivo YOUNG ROYALS lo ha raggiunto: far conoscere ai giovani l’omosessualità proponendola come una qualunque storia d’amore, certo più complicata ma scandalosa quanto quella di altri rampolli o coppie reali.
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