di Stefano Di Maria
Il paragone di YOUNG ROYALS, che ha concluso il suo percorso questo mese con l’ultima stagione su Netflix, con THE CROWN ci pare inappropriato. Sono due show completamente diversi, anche se hanno come protagoniste le famiglie reali, ma seppure il primo non possa ambire allo stesso prestigio va annoverato fra le migliori uscite del genere young adult: si rivolge infatti non solo a un pubblico giovane ma anche adulto. Ed è pure per questo che ha ampliato la sua platea di spettatori conquistandosi tre stagioni.
Qui il trailer della terza stagione.
Ma facciamo un passo indietro. Di cosa parla YOUNG ROYALS?
Una volta arrivato al prestigioso collegio Hillerska, dove studia l’élite della Svezia, il principe Wilhelm (Edvin Ryding) ha finalmente l’opportunità di esplorare la sua vera natura e scoprire che tipo di vita desidera realmente. Wilhelm inizia a sognare un futuro all’insegna della libertà e dell’more incondizionato, lontano dagli obblighi reali. Ma quando diventa inaspettatamente il prossimo erede al trono, il suo profondo dilemma lo pone di fronte a una scelta: amore o dovere. Si ritroverà infatti a non saper gestire la vita pubblica e quella privata: innamorato di Simon, un compagno di scuola con cui nasce da subito una forte attrazione, riesce a nascondere la relazione fino a quando le cose gli sfuggiranno di mano…
Tanti temi sviscerati come poche serie simili hanno saputo fare
I temi affrontati non sono pochi. C’è la differenza di classe con chi non ha avuto la fortuna di nascere ricco e si trova emarginato. C’è la dipendenza dalle droghe e dai farmaci. C’è l’omosessualità, che ancora oggi non è tollerata nemmeno negli ambienti elitari e continua a essere tabù nel mondo dei reali: ne consegue il senso del dovere che costringe a mettere da parte i propri desideri, in poche parole l’assenza di libertà. E c’è l’amicizia tradita, che a volte può fare più male dell’amore. Tutte questioni sviscerate come poche serie simili hanno saputo fare: in YOUNG ROYALS nulla capita per caso, niente è affrontato in modo superficiale. Il potenziale di empatia suscitato nello spettatore, che può facilmente identificarsi nelle storie viste sullo schermo, è altissimo.
Un cast eccellente e una regia attenta ai dettagli
Partiamo da una riflessione sui personaggi di contorno, che soprattutto dopo la prima stagione non sembravano determinanti ai fini della trama. In realtà dalla seconda stagione e soprattutto in questa terza, hanno uno sviluppo psicologico notevole: passano dall’età adolescenziale a quella adulta con coraggio, superando traumi e sensi di colpa, influendo positivamente anche sulle vite della coppia protagonista della serie.
Edvin Ryding, che interpreta il principe Wilhelm, e Omar Rudberg, nei panni di Simon, sono tanto giovani quanto bravissimi: il loro è talento puro. Incredibile è la chimica che si è creata sul set non appena si sono conosciuti, così rara in questo tipo di prodotti seriali. Fa la sua parte anche l’ottima regia, attenta ai dettagli, che spesso predilige i primi piani alle battute: uno sguardo, un’espressione del volto può dire molto più delle parole e in questo i due attori protagonisti sono convincenti. Anche in questa terza stagione la loro travagliata storia d’amore viene raccontata senza bisogno di mostrare il sesso, piuttosto affidandosi agli sguardi, ai baci, agli abbracci, ai gesti gentili. Fino all’epilogo non poi così scontato. Un fatto è sicuro: Wilhem e Simon, terminato il loro percorso, ci mancheranno tantissimo. E potremo solo immaginare come sarà il loro futuro.
GIUDIZIO: 4 su 5
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