M. è una donna, trapiantata di cuore, che risiede da qualche anno a Limbiate ed ha conosciuto da vicino l’odissea dell’assenza di un medico di base di riferimento quando, poche settimane fa, ha avuto bisogno di assistenza per una forte influenza e poi per aver contratto il Covid.
Limbiate, il trapianto di cuore e il cambio del medico di base
“Ho subìto un trapianto di cuore a dicembre 2010, in prima battuta sono seguita dal Centro Trapianti di Milano, ma come tutti, per influenza, prescrizione farmaci o certificati, mi devo rivolgere al medico di base” spiega. Fino al 2018 la donna risiedeva alla sua famiglia nel comune di Senago dove era seguita da un medico di base, ma nel 2018, trasferendosi a Limbiate, ha dovuto rivolgersi al distretto sanitario di Monza per farsene assegnare uno nuovo.
“Ho trovato un medico molto gentile e soprattutto usava molto la mail, era semplice dialogare con lui. Poi ahimè, nel 2021 è andato in pensione – racconta la donna – e siamo stati spostati in un ambulatorio definito temporaneo seguito da due medici fissi”. I due medici sono molto veloci nel fissare appuntamenti, per richiedere i farmaci salvavita di cui necessita la donna bastava inviare una mail e in due ore arrivava la ricetta. E anche al telefono rispondeva sempre qualcuno in tempi celeri. Ma le cose cambiano.
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Il call center, la salute c’è non c’è e l’inizio del calvario
“Nel 2022 a tutti i pazienti di questo ambulatorio temporaneo viene inviata una comunicazione da Ats Brianza, ci informano che per contattare i medici occorre chiamare un call center generico e ci viene fornita una mail generica. Al telefono non risponde nessuno, per avere una ricetta passano tanti giorni. Così decido di muovermi in anticipo per chiedere i miei farmaci incrociando le dita e sperando di non aver bisogno di loro”.
Ma tra febbraio e marzo la donna inizia a non stare bene, una forte influenza la sta mettendo ko. Volevo mi visitasse qualcuno, ero preoccupata. A fatica riesco a parlare con qualcuno e mi dicono che non hanno posto e di recarmi semmai alla Guardia Medica. Ho dovuto alzare la voce, così mi hanno trovato un posto la sera stessa alle 19”. “Mi hanno visitato alle 21, ormai la febbre era salita a 38.5. Sono un soggetto fragile e sono stata lasciata due ore su una sedia con la febbre alta- lamenta la donna – e poi mi hanno prescritto un antibiotico che non funzionava, ma ogni volta che provavo a chiamare per informare qualcuno sul mio stato di salute, parlavo sempre con un medico diverso che non conosceva la mia anamnesi e dovevo rispiegare da capo tutto, dal trapianto di cuore in poi”. Insomma un calvario.
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Il Covid e “mi sentivo sola e abbandonata”
Il medico di base dovrebbe conoscere la storia medica dei pazienti, ma per M. non è stato così. “Ho continuato a mandare email, ero preoccupata, la febbre non passava, nel frattempo ho scoperto di avere anche il Covid e non sapevo che farmaci prendere. Stavo male, mi sono sentita sola, abbandonata e così ho deciso di inviare una mail di lamentela all’Urp di Monza e all’ufficio Scelta e Revoca del medico di base. Mi hanno risposto quasi subito indicandomi un medico libero”. Ora la donna ha un medico fisso che sta imparando a conoscerla, le invia le ricette via telematica e se deve parlare con lui le basta mandare una mail all’indirizzo personale del medico. Non dovrebbe essere questa la normalità?
Manuela Miceli
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