All’alba di oggi i Carabinieri dei Nuclei Investigativi di Monza e Caltanissetta, hanno condotto in carcere un 45enne già agli arresti domiciliari, ritenuto responsabile dell’omicidio di Lamaj Astrit, il cui corpo fu ritrovato a Senago nel gennaio 2019, durante i lavori di ristrutturazione di un immobile.
I carabinieri, al termine di una complessa attività investigativa, hanno notificato in Riesi (CL) un’ordinanza di custodia cautelare in carcere – emessa dal GIP del Tribunale di Monza – a carico del 45enne di Riesi, Salvatore Tambè. L’uomo si trovava già agli arresti domiciliari con la specifica imputazione contestata di aver fatto parte dell’associazione mafiosa “Cosa Nostra” della “famiglia di Riesi”.
Il soggetto è ritenuto responsabile di omicidio volontario commesso in Muggiò (MB) nel 2013 del cittadino albanese Lamaj Astrit, gettato in un pozzo adiacente un appartamento in ristrutturazione a Senago,
L’indagine ha consentito di accertare il coinvolgimento del 45enne, in qualità di esecutore materiale, nell’omicidio e nel successivo occultamento del cadavere di Lamaj Astrit, cittadino albanese 41enne, scomparso nel gennaio 2013 da Genova e rinvenuto privo di vita, murato in una villa privata di Senago (MI).
Sembrerebbe che a commissionare l’omicidio era stata una donna di 64 anni, commerciante di gioielli che, all’epoca dei fatti, secondo la ricostruzione degli inquirenti, era stata derubata e lasciata dalla vittima, con cui aveva intrattenuto una relazione sentimentale. Oltre alla donna, all’epoca erano stati fermati altri tre uomini, tutti italiani, con l’accusa di aver ucciso la vittima, murandola in un pozzo artesiano. Gli arrestati erano tutti risultati legati alla criminalità organizzata: la donna era stata fermata vicino all’aeroporto di Genova.
La svolta nelle indagini era stata possibile solo grazie alle dichiarazioni di un pentito nell’ambito di un’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta: senza il suo contributo probabilmente non sarebbe mai stato individuato il pozzo artesiano né trovati i resti della vittima.
La partecipazione dell’odierno indagato, Salvatore Tambè, si spiegherebbe con il suo legame con la cosca mafiosa dei Cammarata ed è stato indicato come affiliato dallo stesso collaboratore di giustizia.
L’arrestato, era riuscito a crearsi un alibi già il giorno dell’assassinio del Lamaj, fornendo all’ignaro socio in affari una motivazione – poi risultata falsa – per essersi allontanato da una rivendita di ricambi per autovetture dove lavorava.
Aveva infatti falsamente rappresentato di doversi recare con urgenza presso un Ufficio Postale in orario compatibile con la commissione dell’omicidio.
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