di Stefano Di Maria
Nel mare magnum delle uscite seriali, questo mese gli abbonati di Netflix hanno l’opportunità di vedere la seconda stagione di CAPITANI, show in dodici episodi di circa mezzora, ambientati nel mondo del crimine lussemburghese. Un prodotto che sulla carta avrebbe tutte le potenzialità per distinguersi ma che in realtà – come leggerete nella nostra recensione – tradisce le aspettative.
CAPITANI – LA TRAMA
Nella sua nuova avventura, Luc Capitani, interpretato da un ottimo Luc Schiltz, qui non è più un poliziotto ma è al soldo di Valentina Draga, una malavitosa di Lussemburgo. Tuttavia, lei non sa che è sotto copertura per stanare i vertici del giro della droga e della prostituzione minorile in città: un incarico pericolosissimo, accettato da Luc dietro il ricatto delle autorità di farlo restare in prigione per omicidio.
CAPITANI – LA RECENSIONE
Se il primo capitolo di CAPITANI seguiva le indagini dell’omicidio di una ragazza, mettendo a nudo i segreti della comunità in cui viveva, il secondo ha lo stesso incipit per poi virare più nel poliziesco che nel mistery. La seconda stagione si rivela infatti molto diversa dalla prima, ambientata in un paesino alla BROACHCHURCH per intenderci. La nuova location di Lussemburgo, tra locali di lap dance e prostituzione e lo spaccio di droga, offre l’opportunità di affrontare tematiche d’attualità, immigrazione clandestina compresa. Deluderà però chi si aspetta un giallo gestito come nella prima stagione. Di fatti ne succedono anche qui, i cliffhanger non mancano di certo, ma la serie non è in grado di tenere particolarmente viva l’attenzione: tanto che se gli episodi durassero il doppio sarebbe ancora più elevato il rischio di perdere spettatori per strada. Anche perché la trama è complessa e alcuni passaggi sul passato di Capitani non sono comprensibili senza recuperare il primo capitolo della serie.
Resta il fatto che CAPITANI è un prodotto di buona fattura, sia dal punto di vista della regia che della scrittura, che punto molto sull’approfondimento psicologico dei protagonisti. Il cast, all’altezza della prova, rende credibili le performance e la vicenda raccontata, che per altro ci mostra una realtà lussemburghese – a dispetto dell’immaginario collettivo – colpita dal crimine né più né meno di quella delle periferie delle grandi città. I nuovi dodici episodi sono autoconclusivi. Attendiamo che il terzo capitolo, se confermato, alzi l’asticella.
Voto: 3 su 5
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