di Stefano Di Maria
Nell’infinito catalogo seriale di Netflix ci sono titoli, non sostenuti da un’adeguata campagna pubblicitaria, che rischiano di diventare invisibili anche se brillano come perle: uno di questi è stato pubblicato questo mese, finendo sì nella Top Ten ma senza che se ne parli più di tanto. E’ DUE ESTATI, che naviga nei lidi del thriller e del mistery con sei episodi da 45 minuti, che catturano lo spettatore prestandosi al binge watching.
DUE ESTATI – LA TRAMA
Le estati richiamate dal titolo sono quelle 1992 e del 2022, raccontate in due piani temporali. Protagonisti quelli che un tempo erano compagni di scuola e 30 anni dopo si ritrovano per trascorrere un weekend da sogno su un’isola del sud della Francia. E’ l’occasione per rivangare il passato, quella fatidica estate in cui si era consumata una violenza di gruppo su una ragazza oggi donna adulta in vacanza con loro. A scatenare l’impensabile fra chi si apprestava semplicemente a trascorrere qualche giorno di relax è un video mandato sul cellulare di Peter: si vedono i ragazzi abusare dell’amica incosciente nel luglio del 1992, durante una vacanza. Il mittente, sconosciuto, chiede un riscatto, minacciando di diffondere il video il giorno dopo se non riceverà una somma in bitcoin. Per gli amici è l’inizio di un incubo, finendo sull’orlo di un pozzo dove rischiano di precipitare uno dopo l’altro. Chi ha mandato il video e perché? Chi della comitiva ha messo in atto questa sorta di vendetta? Il giallo sarà risolto, ma a che prezzo?
DUE ESTATI – LA RECENSIONE
Lo show, creato da Paul Beaten Gronda e Tom Lenaerts, trasmesso sul network One prima di essere distribuito da Netflix, ha tutti gli ingredienti per appassionare lo spettatore: segreti, bugie, traumi giovanili e crisi di mezz’età. Ma, soprattutto, tratta della violenza sulle donne e del timore di finire nell’ingranaggio devastante del #metoo. Per certi versi è anche un manifesto femminista davanti alla vigliaccheria dell’uomo, disposto a trovare le più improbabili giustificazioni ai suoi peggiori istinti sessuali. Peccato che ci sia poco tempo, in soli sei episodi e con tutto quello che succede, per approfondire la psicologia della vittima, la Sofie splendidamente interpretata da Inge Paulussen.
Le performance attoriali del resto del cast sono buone, anche se non brillano particolarmente, ma ogni personaggio è credibile a dispetto della scrittura che sconfina nella soap: le relazioni presenti e passate fra gli amici, i tradimenti e i segreti, sembrano decisamente troppi per una cerchia così ristretta di persone. Agevolata dalla fotografia che cristallizza i paesaggi da sogno della location, è comunque una serie ben confezionata e godibile.
DUE ESTATI, autoconclusiva, si tiene aperta una finestra su una possibile seconda stagione. Consigliata per chi ama i drammi e le vicende familiari punteggiate dal mistery.
Voto: 3 su 5
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