di Stefano Di Maria
La nuova chicca di Netflix si chiama Kleo ed è una serie di produzione tedesca a tratti surreale, con una fotografia che lascia a bocca aperta e tanta, tanta azione.

KLEO – LA TRAMA
Al centro di questa avvincente spy story c’è Kleo, un’agente della Stasi nella Repubblica Democratica Tedesca del 1987, che dopo una missione a Berlino Ovest viene tradita dal suo stesso Governo: sarà rinchiusa in una prigione di massima sicurezza, da cui potrà uscire dopo il crollo del muro di Berlino. A quel punto metterà a frutto tutto il suo bagaglio di conoscenze ed esperienze di spia per vendicarsi di chi si è preso gioco di lei. Scoprirà così che con quello che le è successo c’entra una misteriosa valigetta rossa contenente un segreto.

KLEO – LA RECENSIONE
Si tratta di un prodotto altamente godibile, confezionato in modo molto originale, che ci ha ricordato a tratti KILLING EVE e BANG BANG BABY. Una maniera alternativa di raccontare storie poco credibili ma girate così bene che agli occhi dello spettatore sembra tutto possibile o, quanto meno, non si fatica a lasciar correre su qualche coincidenza di troppo. Sì, perché in KLEO è tutto così ben curato che conta poco nell’economia complessiva della trama.

Nei panni della protagonista, Jella Haase si dimostra convincente e all’altezza, tanto nelle scene d’azione quanto in quelle più riflessive. E’ un’attrice giovane ma già matura, che dà prova di un’ottima formazione e di capacità recitative che superano di gran lunga attrici più blasonate. Da applausi la fotografia, dai colori vividi e sgargianti, che rende unica ogni scena, ogni inquadratura, soprattutto con gli arredi d’interni. Il tutto accompagnato da ricostruzioni storiche fedeli e dalla perfetta scelta delle colonne sonore. Una serie destinata a lasciare il segno, come dimostra la sua permanenza da settimane della top ten di Netflix, e che pare avrà una seconda stagione.
VOTO: 3 su 5
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