di Stefano Di Maria
Restare a lungo nella stessa serie significa incartarsi, fossilizzarsi in una parte senza via d’uscita (o quasi). La brava Sandra Oh non ha voluto correre questo rischio: dopo anni nel ruolo di Cristina in GREY’S ANATOMY, ha voluto sperimentarsi, mettersi alla prova. E ha fatto bene, perché è riuscita a tirar fuori il meglio delle sue doti attoriali, scoprendosi in altri ruoli che le hanno dato altrettanta popolarità: KILLING EVE prima e THE CHAIR-LA DIRETTRICE adesso.
La nostra recensione riguarda proprio LA DIRETTRICE, nuovo titolo originale Netflix in sei episodi di mezzora. E’ la storia della professoressa Ji-Yoon Kim, fresca di nomina a capo del Dipartimento di anglistica della Pembroke University in America. Un ruolo che la inorgoglisce, perché mai prima una donna è stata assoldata per quella poltrona. Tuttavia, per quanto entusiasmo ci metta, l’incarico si rivelerà molto più complicato del previsto: soprattutto quando cercherà di difendere in ogni modo il collega Bill accusato di essere una nazista per una leggerezza commessa di fronte agli studenti, ma anche per il tentativo di far ottenere la cattedra a un’insegnante afroamericana. Dovrà poi vedersela con la gestione degli anziani del corpo docente, riluttanti ad andare in pensione o a farsi ridurre lo stipendio. Come se non bastasse, Kim fatica a legare con la figlia adottiva, così ribelle da far scappare ogni bambinaia. Se ne vedranno delle belle, forse anche troppe per soli sei episodi, fino a empatizzare con la protagonista sull’orlo di una crisi di nervi. Per questo suona profetica la prima scena, quando Kim entra nel suo nuovo ufficio e, sedutasi sulla poltrona, si ribalta strappando risate allo spettatore.
LA DIRETTRICE, una dramedy che diverte e induce alla riflessione, è una miniserie decisamente sopra gli standard di Netflix. Sia per l’eccellenza degli attori, tutti ben calati nella parte (spicca il Jay Duplass di TRANSPARENT, che per esigenze di copione non può scrollarsi di dosso lo stesso ruolo di anticonformista un po’ pazzoide) sia per la scrittura e i temi trattati: le vicende toccano le discriminazioni di genere (quelle delle donne e dei neri negli ambienti universitari), il valore dell’amicizia, l’elaborazione del lutto, l’integrazione interrazziale e gli anziani emarginati sui posti di lavoro. Colpisce la riflessione di fondo: quanto le facoltà di letteratura siano ferme nel tempo e cosa possono e devono fare per modernizzarsi ed essere accattivanti per le nuove generazioni.
Al termine della visione de LA DIRETTRICE, che speriamo venga promossa da Netflix mettendo in cantiere una seconda stagione, resta impressa l’ottima interpretazione di Sandra Oh: è riuscita perfettamente a mettersi nei panni di una donna divisa fra carriera e lavoro, che ama profondamente la sua professione ma non riesce a sopportare le ingiustizie cui assiste ogni giorno. Una donna che è pronta a battersi con tutta se stessa per portare avanti le sue idee e ciò in cui crede. Applausi.
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