
di Stefano Di Maria
LANDSCAPERS – UN CRIMINE QUASI PERFETTO, produzione Hbo e Sky, narra un’incredibile quanto drammatica storia vera verificatasi in Inghilterra nel 1998: una coppia sparì dal paese in cui viveva dopo avere ucciso i genitori di lei. Trasmesso su Sky Atlantic e in streaming su Now, la miniserie creata e scritta da Ed Sinclair, diretta e co-sceneggiata da Will Sharpsky- in quattro parti, ha per protagonista Olivia Colman, l’attrice famosa per BROADCHURCH prima e THE CROWN poi (ma anche per film di successo come “La favorita” e “The Father”) e David Thewlis (FARGO).

LA TRAMA
LANDSCAPERS – UN CRIMINE QUASI PERFETTO racconta la storia di Susan e Christopher Edwards, all’apparenza ordinaria e innamoratissima coppia inglese di mezza età che si ritroverà al centro di un’indagine per omicidio (non per caso). I coniugi Edwards, infatti, sono responsabili dell’uccisione dei genitori di lei e dell’occultamento dei loro cadaveri (nonché del furto di una cospicua somma di denaro dal conto corrente dei defunti) e sono a piede libero, in Francia, da ben 15 anni. L’improvviso ritrovamento dei cadaveri dei due anziani, però, scompiglia completamente le carte in tavola e da un giorno all’altro la sognatrice Susan – appassionata di cinema al punto da immaginarsi protagonista di svariati film, dai western ai grandi classici romantici fino ai noir dell’età d’oro di Hollywood – e il suo Chris si ritrovano a fare i conti con la polizia e con il loro passato.

LA RECENSIONE
Raramente le serie tv hanno raccontato storie vere come LANDSCAPERS. La scelta che caratterizza lo show è discostarsi dal genere in cui dovrebbe rientrare: una docu-serie che racconta fatti veri romanzandoli. Certo anche qui le vicende sono romanzate, ma abbattendo la quarta parete: vediamo i personaggi uscire di scena e raggiungere letteralmente un altro set, dove reciteranno fatti del passato; ci sono sequenze in bianco e nero come i film tanto amati da Susan, la protagonista; la verità di quanto è successo la sera in cui sono morti i genitori di Susan non è lineare, dipende da chi e da come viene raccontata ma anche dalla percezione di chi l’ascolta. Ci ritroviamo così a guardare una miniserie sospesa fra realtà, finzione e fantasia, che sembra voglia prendere in giro il crime e il drama. Singolare la scelta di concludere gli episodi in modo didascalico, mostrando i servizi originali dei tg dell’epoca e spiegando come si erano svolti gli eventi. Come a voler togliere ogni dubbio a chi storce il naso, spiazzato dal modo di narrare la vicenda.

La coppia Olivia Colman-Ed Sinclair funziona alla grande: reggendo sulle spalle il peso di tutti e quattro gli episodi, rendono perfettamente l’idea di una coppia simbiotica, che viveva straniata dal mondo e legata da un grande amore. Quando si sono ritrovati in carcere, hanno sentito profondamente la mancanza l’uno dell’altra e hanno continuato, ognuno a modo suo, a professarsi innocenti. Entrambi stanno tuttora scontando 25 anni di carcere.
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