di Stefano Di Maria
Un’occasione mancata. Un’espressione abusata nelle recensioni delle serie e dei film, ma che si adatta perfettamente all’esito della nuova produzione targata Netflix OSSESSIONE. Un thriller erotico che cerca di mantenersi dentro questi confini, ma finisce col perdersi in un surreale che alla fine dell’ultimo episodio non può che lasciare l’amaro in bocca. Peccato, diciamo noi del Notiziario, c’erano tutti gli ingredienti per renderla un buon prodotto, forse non indimenticabile ma di livello.
OSSESSIONE – LA TRAMA
“Obsessions”, questo il titolo originale, è tratta dal libro “Il danno” e vede protagonista Anna, una ragazza bella quanto inquietante, che s’infatua (ma è davvero così?) del suo futuro suocero cominciando una relazione – più sessuale che altro – all’insaputa del fidanzato e promesso sposo. Quella che prova nei suoi confronti William è un’attrazione fatale, che si trasforma presto in ossessione, facendogli perdere totalmente il senso della realtà.
OSSESSIONE – LA RECENSIONE – Una storia e personalità poco credibili
Quello che emerge chiaramente, fin dal primo dei quattro episodi, è che la miniserie Netflix non ha niente a che spartire col film diretto da Louis Malle nel 1992. Quel che non si capisce è se la mancanza di personalità espressa da Richard Armitage, al contrario del divo Jeremy Irons, sia un difetto di scrittura o se l’attore non sia entrato perfettamente nel ruolo. Sta di fatto che è surreale vederlo cambiare totalmente quando conosce Anna: sembra un robot, costantemente perso nei suoi pensieri, mai presente davvero qualunque cosa faccia, tanto che viene da chiedersi come possa continuare a lavorare come chirurgo.
Ma ancora più sconcertante è l’ingenuità della moglie Ingrid, pur interpretata dalla splendida e brava Indira Varma, che vede il marito sempre più assente ma non si rende conto di nulla a parte qualche fugace sospetto. Charlie Murphy ce la mette tutta per dare personalità alla protagonista Anna, ed è pure brava, ma può fare poco per rendere credibile una storia che – scritta com’è – non lo è affatto. L’introspezione psicologica non esiste: non si capisce perché e come si sia creato un legame così forte fra Anna e William. Di lei si potrebbe dire che i suoi comportamenti siano guidati da un trauma del passato, ma di lui non si sa nulla: è semplicemente un padre di famiglia, professionista famoso e apprezzato che, senza niente che giustifichi un simile ribaltamento caratteriale e di personalità, si trasforma in un uomo diverso da un giorno all’altro.
OSSESSIONE è uno show patinato, che si lascia comunque guardare, se non altro per i soli quattro episodi che in definitiva ne fanno un lungo film. Una miniserie per fortuna auto conclusiva.
VOTO: 2/5
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