di Stefano Di Maria
Se ci fosse una top ten di Netflix per le serie più inguardabili PALPITO sarebbe sicuramente al primo posto. Invece, per come vanno le cose oggi, è rimasta per molto tempo sì al primo posto ma fra tutte le serie del momento. Il che, a nostro giudizio, può avere solo due spiegazioni: forse il pubblico ha bisogno di evadere dalla triste realtà dei nostri giorni, anche con produzioni così scadenti, oppure ci sono ancora tanti nostalgici delle telenovele con Andrea del Boca e Veronica Castro. Ma chi è abituato a prodotti di altro livello, come THE UNDOING, BIG LITTLE LIES oppure la più recente ANATOMIA DI UN AMORE, ne siamo certi, storcerà il naso e fermerà lo streaming.
PALPITO – LA TRAMA
Ambientata in Colombia, PALPITO racconta la vicenda di una donna che viene uccisa da un’organizzazione criminale per espiantarle il cuore e trapiantarlo, su commissione, a Camila. Quest’ultima, da quando ha un cuore nuovo, vuol scoprire chi è la donatrice e, incontrato per caso il marito di lei, Simon, se ne innamorerà perdutamente. Simon, che è pronto a tutto per trovare i colpevoli dell’omicidio della moglie, non immagina che è proprio il suo cuore a battere nel petto di Camila.
PALPITO – LA RECENSIONE
PALPITO è quanto di più melenso, irrealistico, a tratti assurdo, che la serialità potesse partorire. Gli attori protagonisti fanno del loro meglio, perfettamente calati nella parte, ma il risultato finale non può che essere una telenovela sudamericana: forse più patinata ma con tutti gli ingredienti classici di questo genere spacciato come serie. Per giunta sfruttando il tema del traffico di organi e – benché senza alcuna base scientifica – della teoria secondo cui negli organi espiantati resterebbe una “memoria” del donatore.
Ogni personaggio è schematizzato, senza alcuna sfaccettatura né approfondimento psicologico: o è un buono o è un cattivo. L’unica sorpresa è scoprire, anche qui in modo molto approssimativo, che un cattivo lo è diventato perché costretto. Per non parlare del politico in corso per la carica di presidente: avessero messo al suo posto Cetto La Qualunque avrebbero fatto una figura migliore. C’è poi il personaggio di Simon che si trasforma in una sorta di supereroe, addirittura improvvisandosi infiltrato, nell’organizzazione responsabile della morte della moglie. A rendere tutto ancora meno realistico è un intrigo di eventi, segreti e bugie a dir poco improbabile, per usare un eufemismo. Tanto che sospendere l’incredulità è un esercizio difficile. Insomma, non avevamo proprio bisogno dell’ennesima soap targata Netflix.
PALPITO, disponibile con 14 episodi di 45 minuti, è stato comunque rinnovato per la seconda stagione: è probabile, visto il misterioso successo, che ricalcherà la prima.
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