di Stefano Di Maria
A volte Netflix stupisce. E’ capace di mettere da parte produzioni seriali fatte con lo stampino per osare, investendo in Paesi che raramente finiscono nella cinematografia del grande e piccolo schermo: luoghi del mondo dove c’è molto da raccontare, dove ci sono registi e attori sconosciuti ma dall’indiscutibile talento. Stiamo parlando di PSSICA, I FIUMI DEL DESTINO, ambientata nello stato del Parà, in Brasile, vasta regione amazzonica.

PSSICA, I FIUMI DEL DESTINO – La trama
Quando un’adolescente è rapita da una rete di traffico sessuale, un pirata fluviale e una madre coraggiosa partono separati per ritrovarla finché le loro strade non s’incrociano. La serie, drama e thriller, che racconta un mondo dove la lotta per la sopravvivenza è all’ordine del giorno, nel quale la vita conta meno di niente e le bande criminali restano impunite grazie a una polizia corrotta e rassegnata.
PSSICA, I FIUMI DEL DESTINO – La recensione
Composta da quattro episodi di circa un’ora, PSSICA, I FIUMI DEL DESTINO è un pugno nello stomaco, uno show che non si dimentica per la cruda messa in scena di una realtà che lascia sconcertati: la tratta delle bambine è qui mostrata senza filtri, raccontando un mondo in cui le minorenni vengono rapite per farle prostituire, un mondo in cui può anche capitare che un sindaco partecipi a un’asta per aggiudicarsene una. Seppure tratta da un romanzo, la miniserie è lo specchio di un contesto vero, nel quale imperano violenza e sopraffazione, dove essere poveri significa, soprattutto per le donne, finire in balia di bande criminali senza scrupoli.

PSSICA, I FIUMI DEL DESTINO si può considerare un’opera cinematografica in quattro parti, ben girata e recitata, che nell’economia della storia valorizza l’ambientazione amazzonica, fra villaggi e quartieri poveri del Parà. Qui i fiumi che scorrono sembrano simboleggiare l’inesorabilità della vita e del destino richiamato dal titolo. Un destino che però può mutare, come insegnano le due protagoniste Janalice e Mariangel, interpretate splendidamente dalla giovane Domithila Cattete e da Marleyda Soto: basta non farsi sopraffare, non abbattersi e, dopo tante prove difficili e tanta sofferenza, il riscatto arriva prospettando una vita serena. Il messaggio di speranza è che si può vedere la luce anche in una realtà così spaventosamente buia.
Il ritmo è serrato, il montaggio alterna i momenti più action delle vicende delle protagoniste affiancandoli come se fossero la stessa storia. Fino a quando le loro vite si incrociano, mettendo di fronte due generazioni lontane ma accomunate dalla stessa sofferenza e dallo stesso desiderio di rivalsa. Applausi.
IL NOSTRO VOTO
4/5
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