di Stefano Di Maria
Dopo mesi di prodotti seriali in gran parte scadenti, questo aprile Netflix ha sfornato uno di quei titoli destinati a far parlare molto di sé: THE SERPENT, produzione britannica targata Bbc One e Netflix che è la biografia (anche se non del tutto fedele) della vita e dei crimini commessi da Charles Sobhraj.
Si tratta di un serial killer e truffatore che negli anni Settanta visse di espedienti, viaggiando da una città all’altra dell’Indonesia a caccia di turisti da derubare. Con loro si comportava proprio come un serpente, avvicinandoli e facendoseli amici, per poi avvelenarli giorno dopo giorno e approfittarne per spogliarli di tutti i soldi; usava anche i loro passaporti falsificandoli per viaggiare coi complici. Un manipolatore, un ammaliatore che doveva essere anche un sadico perverso, perché uccideva le sue vittime (per lo più giovani hippy), anche dando loro fuoco, senza alcun senso di colpa. Charles si era accoppiato con Marie-Andrée Leclerc, una donna franco-canadese che aveva abbandonato famiglia e fidanzato fidandosi di lui con grande ingenuità, la mente annebbiata dall’amore al punto da tollerare i suoi efferati omicidi. Sulle loro tracce c’è Herman Knippenberg, un diplomatico olandese per il quale far arrestare Sobhraj diventa un’ossessione che lo porterà al divorzio.
La serie, divisa in otto episodi da 57 minuti, è stata costruita con una scrittura efficace e un ritmo frenetico (tranne qualche rara eccezione), facendo luce sulla storia di Charles con flashback e flashforward che all’inizio possono disorientare; frequenti i rimandi al passato del criminale, anche ritornando sugli stessi eventi – in episodi diversi – per inquadrarli con nuovi dettagli e comprendergli meglio, alla luce di quanto succede nel presente. E’ tutta una girandola di truffe, fughe ed evasioni, omicidi e furti che mettono in evidenza la genialità di un uomo senza scrupoli né empatia, incapace di amare davvero, narcisista al punto che una volta tornò dove lo avrebbero arrestato solo per riconquistarsi l’attenzione dei media.
L’attore francese di origine algerina Tahar Rahim (THE LOOMING TOWER) non è particolarmente convincente nel ruolo del truffatore omicida: forse per scelte di regia, è sempre uguale, pacato e imperturbabile, diverso – secondo quanto si racconta – dall’euforico vero Charles, sempre in cerca di avventure e del brivido. Nei panni di Marie-Andrée c’è Jenna Coleman (VICTORIA), che impersona la giovane donna divenuta suo malgrado complice, senza rendersi conto del baratro in cui stava precipitando ma consapevole di stare soffocando la vera Marie, che non avrebbe mai accettato quella vita. Notevoli le doti attoriali qui dimostrate da Billy Howle, che ha messo in scena perfettamente l’ossessione del diplomatico Herman Knippenberg, senza il quale Charles non sarebbe mai stato preso.
THE SERPENT è caratterizzato da una fotografia e da ambientazioni che rappresentano in modo impeccabile gli anni Settanta nei Paesi dell’Indonesia. Per questo è anche l’occasione di viaggiare con la mente in tempi di Covid. A proposito, proprio la pandemia non ha consentito le riprese nei posti reali (se non in qualche raro caso), il che rende ancora più merito alla produzione per la credibilità delle ricostruzioni.
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