di Stefano Di Maria
Mentre Apple Tv+ sta rilasciando la seconda stagione dosandola ogni settimana, vale la pena rispolverare SERVANT, serie statunitense del 2019 creata da Tony Basgallop.
Si tratta di un prodotto molto originale, a metà fra il dramma, il thriller e l’esoterico, che ci fa piombare nell’incubo di una madre sconvolta dalla morte del figlio. Il piccolo Jericho sarà sostituito da una bambola reborn, dalle inquietanti fattezze umane: una terapia psicologica mirata a farle superare lo shock per la scomparsa del bambino. Peccato che Dorothy abbia subito un tale trauma da essersi convinta che quello sia davvero il suo piccolo: lo mette nel passeggino, gli prepara da mangiare, gli parla, lo fa addormentare la sera… Il marito Sean non sa che fare. Fino a quando arriva la tata Leanne, che alla vista del bambolotto sta al gioco. Si comporta esattamente come fa la madre, come se anche lei fosse convinta che sia un bimbo reale. Che cosa c’è dietro a questi strani comportamenti? Com’è possibile che Leanne ignori la richiesta di spiegazioni di Sean? Fino a quando potrà andare avanti il comportamento disfunzionale di entrambe?
SERVANT ci fa scavare nel torbido della mente umana, dei meccanismi psicologici che possono originarsi di fronte a traumi insopportabili. Per farlo i due registi M. Night Shyamalan e Daniel Sackheim scelgono come location privilegiata la casa della famiglia Turner: le mura domestiche sono la prigione della mente non solo di Dorothy ma anche di Sean, il quale si ritrova suo malgrado intrappolato in un gioco perverso che gli sfugge di mano. Anche perché, a differenza della moglie che fa la giornalista, lavora in casa come chef che fa consulenze e prepara catering. Il giallo dell’arrivo di Leanne non si risolverà nella prima stagione, lasciando spazio a una seconda che si spera non deluda le aspettative.
La produzione ha fatto un ottimo lavoro sotto ogni punto di vista. La regia è ben curata, attenta ai dettagli: i primi piani delle opere culinarie di Sean sono capolavori, così come le riprese di corridoi e interni soffocanti (emblematica la sigla). Il triangolo (non in senso amoroso) al centro della storia funziona grazie alle interpretazioni di ottimi attori: da Lauren Ambrose (che ricordiamo per il must SIX FEET UNDER con Michael C. Hall), perfetta nel ruolo di una donna palesemente bipolare, a Toby Kebbell, il cui Sean è combattuto fra l’amore che prova per la moglie e l’angoscia di una situazione che gli sta troppo stretta; Nell Tiger Free è altrettanto brava nei panni di una ragazza che sembra celare un lato oscuro, dall’aria rassicurante e minacciosa al contempo.
Non mancando tempi morti, a tratti una certa lentezza, SERVANT potrebbe non risultare un prodotto di facile fruizione, ma per l’originalità del soggetto e l’ottima prova del cast merita senz’altro una chance. La prima stagione, composta da 10 episodi di 30 minuti, è disponibile sul servizio streaming Apple Tv+.
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